A marzo, l’Europa sembrava pronta a rafforzare la difesa comune per compensare il calo del supporto militare americano. Ma in pochi giorni, l’idea di una strategia condivisa è svanita, lasciando spazio a divisioni interne. La Germania ha scelto di muoversi in autonomia, cambiando completamente lo scenario.
Il piano ReArm Europe, proposto da Ursula von der Leyen, ha diviso i governi europei. In Italia, Giorgia Meloni teme l’invio di soldati in Ucraina, mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto notare che gli 800 miliardi previsti sono solo una riorganizzazione di fondi già esistenti, con un aumento del debito di 30 miliardi. Una mossa rischiosa.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si trova in una posizione difficile: la Costituzione italiana ripudia la guerra, ma le pressioni internazionali spingono l’Europa a investire sempre più nella difesa.
Il Parlamento europeo, un tempo centrale nelle decisioni, è sempre più messo da parte. La storica “maggioranza Ursula” sta vacillando sotto il peso delle tensioni tra i paesi membri.
Mentre l’Europa discute, la Germania ha deciso di agire. Berlino ha annunciato un maxi piano di spesa pubblica da 500 miliardi di euro, mettendo da parte la sua tradizionale politica di rigore. I mercati hanno reagito immediatamente: il rendimento del Bund tedesco è schizzato al 2,90%, mentre il BTP italiano ha superato il 4%, segnale di nuove turbolenze finanziarie.
Questo terremoto economico arriva in un momento delicato. La Banca Centrale Europea stava cercando di abbassare i tassi per stabilizzare l’economia, ma la mossa tedesca rischia di complicare tutto. L’Europa sta andando in direzioni opposte.
Nel frattempo, il settore della difesa e dell’aerospazio sta facendo affari d’oro. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, aziende come Leonardo e Rheinmetall hanno visto il loro valore in borsa salire alle stelle. Leonardo ha guadagnato il 600%, Rheinmetall addirittura l’1.100%. E il trend non accenna a fermarsi: Mediobanca ha alzato del 60% le previsioni per Leonardo.
Il rischio è che la difesa europea venga guidata più dagli interessi delle industrie che dai governi. Anche la politica economica potrebbe essere dettata più da Berlino che da Bruxelles. Il prossimo cancelliere tedesco Friedrich Merz potrebbe avere più peso della presidente della BCE Christine Lagarde.
L’Europa è a un bivio: trovare un equilibrio tra sicurezza e stabilità economica o lasciare che pochi paesi e grandi aziende prendano il controllo. Le decisioni dei prossimi mesi saranno cruciali.
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